Desideravo da tempo fare la cresta Kuffner anche se essendo una D mi intimoriva; finalmente riesco ad organizzarla con Davide; a dire il vero io ero convinta che richiedesse due giorni, in realtà Davide mi propone di farla in giornata e questo mi preoccupa ulteriormente ma accetto.
Il 12 luglio saliamo al Rifugio Torino con la prima funivia e siamo in compagnia di un’altra cordata formata da Ezio Marlier e dal suo cliente Alberto.
Scesi sul ghiacciaio, ci leghiamo ma non calziamo ancora i ramponi perché le condizioni della neve sono buone. Ezio e Alberto partono quasi di corsa e io cerco di tenere il loro passo. Dal Col des Flambeaux scendiamo sul Glacier du Géant e, aggirata la base dell’Aiguille des Thoules, cominciamo a risalirlo in direzione ovest oltrepassando i numerosi crepacci, seppur siano abbastanza chiusi. Il sole alle nostre spalle, il cielo blu, la neve bianca, è una giornata splendida.
Alla nostra sinistra l’aguzza cresta dell’Aiguille d’Entreves, di fronte la Tour Ronde, a destra il granito rosso dei satelliti del Tacul percorsi dalle vie firmate dai grandi nomi che han fatto la storia dell’alpinismo; i pensieri saltano dai ricordi delle gite fatte ai nuovi progetti … tanti … troppi …
Davanti a noi la cresta dentellata, il nostro obiettivo; si intravede la traccia che sale al Bivacco della Fourche, la forchetta; infatti, il colle omonimo è facilmente individuabile da due guglie che ricordano i rebbi di una forchetta.
Entriamo nel Cirque Maudit, c’ero già stata l’anno scorso, era ancora notte ed ero con Roby, poi avevamo fatto la traversata du Diable al Tacul, era stata una gita straordinaria, purtroppo Roberto non c’è più e questo mi rattrista molto, era una persona e una guida eccezionale, con lui avevo condiviso le esperienze più belle, non ci posso ancora credere …
Mentre la salita si fa piano piano più ripida, raggiungiamo l’attacco del canale di neve che conduce alla base del primo risalto della cresta. Facciamo una pausa per bere e mangiare, mettiamo i ramponi … ops … rimettendomi lo zaino il cellulare esce da una tasca e scivola giù sul ghiacciaio, non provo nemmeno a corrergli dietro … è un vecchio telefonino che mi porto in montagna … pazienza … perso ...
Ripartiamo, superiamo la terminale e cominciamo a risalire il canalone sfruttando la traccia di chi ci ha preceduti. Cerchiamo di stare vicini per ridurre i rischi di scariche, la neve riscaldata dal sole comincia a mollare, dobbiamo essere veloci nonostante il pendio sia molto ripido.
Finalmente con fatica raggiungiamo il colle, un sospiro di sollievo; la vista magnifica sul vallone dall’altra parte occupato dal Ghiacciaio della Brenva ci entusiasma.
Riprendiamo l’ascesa; la cresta è una classica via di misto, tratti nevosi si alternano ad altri rocciosi; stiamo salendo bene, le condizioni sono buone ma l’attenzione e la concentrazione non devono mai mancare.
Superato un risalto, la cresta nevosa crea una bellissima cornice molto esposta che percorriamo con prudenza fino alla base della punta di Androsace. La aggiriamo a sinistra scendendo sul versante della Brenva, risaliamo un canale e ci riportiamo in cresta. Risaliamo un altro risalto lungo un canale che sale prima dritto, poi devia a destra, svolta a sinistra ed infine esce sulla cresta NE del Mont Maudit, 100 metri sotto la spalla NE, dove in effetti termina la cresta Kuffner. L’itinerario potrebbe completarsi con la salita al Mont Maudit, ma sapendo che la discesa è in condizioni tutt’altro che ottimali, decidiamo di scendere direttamente.
Il ripido pendio nevoso ai nostri piedi mi spaventa, ma dobbiamo scendere, quindi calma e nervi saldi, movimenti misurati, il minimo errore sarebbe fatale per tutti. La discesa è lunga e molto delicata, in ombra, fa freddo, alcuni tratti ghiacciati la rendono ancora più pericolosa, ok scendiamo, un passo per volta sfruttando la traccia, devo piantare bene i ramponi e la piccozza. Davide ed Ezio collaborano per farci scendere in sicurezza. Ogni gradino ci porta a valle, non c’è tempo né per video o foto, massima concentrazione. Piano piano la pendenza diminuisce, il morale sale e finalmente ci ritroviamo alla base sull’ampio pianoro del Col Maudit. Ottimo, possiamo tirare un sospiro di sollievo, goderci il sole caldo, rifocillarci e ammirare il pendio davanti a noi appena percorso, il tratto più pericoloso di tutta la gita.
Con un breve tratto in leggera salita, raggiungiamo facilmente la spalla del Mont Blanc du Tacul e poi scendiamo velocemente lungo il versante nord seguendo la traccia ben segnata fino al Col du Midi. Non ci rimane che continuare a percorrere il ghiacciaio in leggera discesa, passiamo tra la Pointe Lachenal ed il Gros Rognon, fiancheggiamo la Pyramide du Tacul ed il Pic Adolphe Rey affrettando il passo essendo una zona soggetta a scariche. Giunti alla base, comincia la parte più faticosa della giornata: la risalita al Col des Flambeaux, il passo rallenta, la stanchezza comincia a farsi sentire, il sole del pomeriggio sul bianco della neve ci affatica. Giungiamo comunque al colle dove un ultimo breve tratto in leggera discesa ci riporta al Rifugio Torino.
È stata una gita magnifica con stupende viste sul Ghiacciaio della Brenva da un lato e sulle guglie dell’Aiguille du Diable dall’altro. La cresta per la maggior parte nevosa, con alcuni tratti di misto e passaggi facili su roccia, offre una scalata divertente e molto appagante in un ambiente severo di alta montagna. Il primo tratto di discesa, invece, è stato particolarmente delicato e rischioso ma il tutto si è risolto per il meglio grazie alla grande professionalità di Davide e di Ezio.
ps: il cellulare
una cordata ha trovato il mio cellulare e l’ha portato al Bivacco del la Fourche; il giorno dopo un ragazzo l’ha preso, ha fatto la cresta Kuffner, è sceso in Francia, è tornato a casa in Svizzera e me l’ha spedito.
Che dire … è stata una persona super-gentile che fa onore al mondo degli alpinisti e non solo … che bello … questa persona mi ha fatto una cortesia senza nemmeno conoscermi e senza aspettarsi nulla in cambio … chissà … magari un giorno avrò l’opportunità di conoscerlo personalmente … mi piacerebbe … quindi … prendiamo il lato positivo della vita, siamo ottimisti e diamo fiducia al nostro prossimo